Il triangolo delle Bermude, conosciamo meglio questo posto misterioso
L’immenso Oceano Atlantico, che ricopre circa il 20% della superficie del nostro pianeta e che è il secondo per estensione dopo il Pacifico, ospita circa 18.000 isole, ed il 25/26% di tutte le terre sommerse presenti sul nostro pianeta; risulta difficile avere una vaga idea di quanto possa essere infinitamente immenso, e se proviamo ad immaginarlo non dobbiamo fermarci soltanto alla superficie, ma pensare anche a cosa si nasconde sotto, negli abissi più profondi, dove non arriva mai neppure un filo di luce.
Nella parte settentrionale dell’Oceano Atlantico, confinante con il Golfo del Messico, la Florida, ed il Mar del Caribe, si trova uno dei luoghi più misteriosi che esistano al mondo, il Triangolo delle Bermude. Il suo vertice Nord è rappresentato dall’isola maggiore dell’arcipelago, Grande Bermuda, quello Sud dall’isola di Porto Rico, e quello ad Ovest dalla punta meridionale della penisola della Florida, in una porzione di mare avente un’estensione di circa 1.100.000 chilometri quadrati.
Il mito delle sparizioni
Probabilmente molti di noi abbiamo avuto modo di apprendere le misteriose vicende legate all’arcipelago delle Bermude attraverso documentari televisivi, o magari abbiamo letto qualche libro; si, perché nel corso degli anni sono state davvero tantissime le storie e le leggende raccontate su quello che è stato ribattezzato il triangolo della morte, e si fa fatica a capire dove finisce la verità, e dove invece iniziano racconti che molti credono siano unicamente storie false inventate a scopo speculativo.
A dare popolarità al triangolo delle Bermude sono stati ovviamente i media, ed è stato principalmente il best seller Bermuda, il triangolo maledetto, pubblicato nel 1974 dallo scrittore statunitense Charles Frambach Berlitz, a raccontare di misteriose sparizioni o addirittura fenomeni paranormali collegati al mondo extraterrestre; è da dire che, nonostante il racconto di Berlitz e le altre tante leggende narrate su questo posto, sono ancora moltissimi gli studiosi che sostengono che esso non nasconde nulla di strano, e che gli incidenti registrati nella zona del triangolo delle Bermude sono pari a quelli verificatisi in un qualsiasi altro posto del pianeta con le stesse caratteristiche di densità di traffico aeronavale.
Il ritrovamento della ‘Cotopaxi’
Alcuni studiosi dell’Università di Southampton hanno reso noti i risultati di ricerche portate avanti anche con l’ausilio di simulazioni effettuate in laboratorio; secondo tali studi, in quell’area geografica possono verificarsi delletempeste periodiche provenienti sia da Nord che da Sud che, scontrandosi, danno origine a moti ondosi irregolari i quali, seppur di breve durata, sono capaci di generare sequenze di onde alte anche fino a 30 metri. Il fatto è che la zona risulta essere abbastanza inaccessibile per effettuare ricerche in immersione, e neppure con i moderni mezzi tecnologici di oggi si è in grado di vincere le forti correnti e quei fondali insidiosi, figuriamoci anni fa. I racconti si sono susseguiti, ma non è mai stato ritrovato alcun relitto, almeno fino a quando, abbastanza recentemente, non è tornato alla luce quello della Cotopaxi, imbarcazione a vapore varata nel 1918 a Charleston, porto della Carolina del Nord dal quale era partita con un ingente carico di carbone alla volta di Cuba.
Dopo soli due giorni di navigazione, la Cotopaxi incappò in una violentissima tempesta tropicale 35 miglia al largo delle coste della Florida, affondando con tutto il carico ed un equipaggio di 32 persone. E’ stato il biologo marino e ricercatore Michael C. Barnette insieme allo storico Guy Walters a raccontare il tutto in una serie televisiva di documentari intitolata ‘Shipwreck Secrets’; i due fondano le loro teorie anche su alcune ricerche effettuate presso la compagnia assicurativa più famosa del mondo, la londinese Lloyd, che all’epoca forniva copertura assicurativa all’imbarcazione. Proprio raccogliendo da qui i primi dati e confrontandoli poi con quelli forniti loro dal museo marittimo locale e dalla guarderia del faro di St. Augustine, i due ricercatori hanno potuto finalmente annunciare la clamorosa scoperta.
Altre misteriose scomparse nel triangolo delle Bermude
Secondo Berlitz, e con lui anche tutta una lunga lista di ricercatori e storici, l’elenco di navi ed aerei scomparsi nell’area geografica del triangolo delle Bermude è molto lungo e ben assortito; si partirebbe con la USS Grampus, un veliero statunitense partito da St. Augustine e presumibilmente naufragato nel 1843 nei pressi del porto di Charleston, poi ci sarebbe anche la USS Cyclops, nave da rifornimento della Marina Militare degli Stati Uniti d’America scomparsa nel 1918 con a bordo un equipaggio di 309 persone mentre compiva la sua rotta dalle isole Barbados a Norfolk, ed anche la Carroll A.Deering, trovata misteriosamente abbandonata nelle acque di Capo Hatteras nel 1921.
Molte anche le presunte sparizioni di aerei, specialmente quelli da combattimento; nella lista delle possibili scomparse risultano esserci: ben 5 aerei Grumman TBF Avenger della Marina degli Stati Uniti d’America (l’intera squadriglia 19 partita da Fort Lauderdale), un Avro 688 Tudor con a bordo 32 persone di equipaggio (1948), un Douglas DC3 in volo tra Porto Rico e Miami scomparso anch’esso nello stesso anno, ed altri velivoli ed imbarcazioni meno conosciuti o di taglia più piccola, che forse per questo motivo non hanno fatto notizia. Numerosissimi sono stati anche i tributi televisivi e cinematografici al triangolo delle Bermude, a dimostrazione che, a distanza di anni, quest’argomento continua a suscitare ancora grande interesse.